Daniela Votano

Il libro e, come mi aspettavo, si è fatto divorare in soli due giorni!! Una storia estremamente avvincente, che ti tiene incollato al libro e te lo fa leggere in maniera avida. Il parallelismo delle due storie che poi si incrociano crea una struttura perfetta su cui si articolano i vari avvicendamenti. Le descrizioni dei posti ai due estremi dell’Italia, dei personaggi principali e di tutto il corollario che li circonda (vedi ad esempio il paraninfo) rendono il tutto così familiare che pensi di trovarti lì accanto ai personaggi mentre leggi. Due amori così puri e intensi che, pur ostacolati dal bigottismo esagerato delle famiglie, sono rimasti vivi per decenni!! Il bellissimo rapporto di complicità tra le due ragazze è descritto in maniera eccelsa! Poi ovviamente al momento del quaglio l’immancabile tocco passionale che ti mozza il fiato. E infine l’amore più alto, quello spirituale nell’età più matura per coronare il tutto e renderlo sacro.

Rolando Aragona

UN BRAVO AGLI AUTORI

Ho letto il romanzo “LE DUE BADESSE” che secondo me ha una solida architettura narrativa, e un’ambientazione particolarmente originale, poiché i personaggi sono caratterizzati e gli autori gestiscono con intelligenza la descrizione degli avvenimenti. Il romanzo ambientato in due località lontane una dall’altra centinaia di chilometri, con mentalità, usi e costumi ben diversi, ma in realtà verosimili. Le protagoniste, due giovani ragazze costrette, dai rispettivi genitori, a rinunciare ai loro amati, poiché non corrispondenti al loro ceto familiare, quindi ad abbandonare il paese natio, prendere i voti monastici ed essere rinchiuse, per volere del fato, nello stesso convento di clausura, dove incontrandosi instaurano una profonda amicizia e, con la loro complicità e grande forza di volontà, senza non poche difficoltà, riescono ad assolvere sia ai voti monastici che ad amare i rispettivi uomini fino alla fine dell’esistenza. La lettura è molto piacevole e sempre interessante. Complimenti vivissimi ed auguroni agli autori.

Adriana Giotti

FINALE DAVVERO ORIGINALE

“Le due badesse”, romanzo di Antonio Pettinato ed Enrico Vignati, edito da Santelli, è uno spaccato dell’Italia post bellica, ancora saldamente legata a pregiudizi e preclusioni difficili da sradicare. Due donne, diverse per le origini, l’indole e la storia personale, ma unite, più che dal medesimo destino, da un saldo senso di ribellione verso l’ingiustizia e l’iniquità sociale. Ricorda per certi versi “Candido” di Voltaire, dove l’assurdo, il plot twist della commedia inglese e la dissolvenza scenica spalancano a nuove, sorprendenti soluzioni. L’obbedienza si trasforma in trasgressione, la predestinazione s’annienta nel libero arbitrio, i vincitori vincono contro ogni intento altrui. Il finale ha l’umorismo e l’ironia di chi rifugge da ogni imposizione per diventare artefice del proprio destino. Letto e apprezzato, soprattutto per l’originalità della scelta finale.

Federica Lucente, blogger

AMORE SACRO E AMORE UMANO

Antonio Pettinato e Enrico Vignati ci regalano con Le due badesse un’opera intensa e ricca di sfumature, che intreccia temi universali come l’amore, l’amicizia e la ricerca della felicità con le profonde contraddizioni culturali e sociali dell’Italia del Novecento. Ambientato tra gli anni ’30 e gli anni ’70, il romanzo segue la vita di due giovani donne, Martina e Saruzza, provenienti da contesti geografici e culturali opposti, ma unite da un destino comune e da un legame indissolubile.
Le Due Badesse ci fa notare le somiglianze tra il Nord e il Sud del Paese, nonostante le differenze storiche e culturali. Martina, lombarda, e Saruzza, siciliana, rappresentano due facce dell’Italia di quegli anni: la prima, legata a un contesto industriale e borghese, e la seconda radicata in una cultura agricola e tradizionale. Tuttavia, entrambe condividono lo stesso peso sociale: famiglie che impongono matrimoni di convenienza, mettendo l’interesse economico e sociale sopra la felicità individuale, cosa che al tempo era indispensabile soprattutto nelle giovani.
Pettinato e Vignati dipingono con maestria un Paese in cui i desideri delle nuove generazioni si scontrano con l’intransigenza di vecchie tradizioni che non muoiono mai in un certo senso. Questo confronto crea un ritratto vivido di un’Italia in trasformazione, ancora intrappolata tra modernità e conservatorismo.
Chi sono Martina e Saruzza? Martina e Saruzza non possono vivere liberamente il loro amore per i giovani che hanno scelto. Il rifiuto delle famiglie le spinge a una vita monacale, lontana da sogni e speranze. Tuttavia, il monastero, simbolo di rinuncia e clausura, diventa anche il luogo dove le due donne trovano una nuova forma di libertà: una lunga amicizia reale.
Il loro incontro casuale durante un viaggio a Roma si trasforma in un legame profondo che le accompagnerà anche nei momenti più bui. La clausura non spegne i loro sentimenti, ma diventa lo scenario di una silenziosa ribellione. Attraverso il lavoro, la preghiera e i dialoghi sotto la secolare pianta d’olivo, Martina e Saruzza trovano conforto l’una nell’altra e scoprono il coraggio di continuare ad amare.
Il romanzo Le due badesse affronta un tema complesso: la conciliazione tra l’amore umano e l’amore sacro. Non ci sono soluzioni semplicistiche, ma veniamo guidati attraverso il viaggio interiore delle protagoniste, che trovano la forza di reinventarsi nonostante le avversità.
Anche quando le due donne si riuniscono, in momenti diversi, con i loro amati, il romanzo non cede alla facile illusione del lieto fine. L’amore, pur essendo il motore della loro esistenza, non risolve tutti i conflitti, ma offre loro un significato più profondo, capace di superare i limiti della vita stessa.
Lo stile narrativo è ricco di dettagli e suggestioni, capace di far immergere il lettore nelle vite delle protagoniste e nel contesto storico in cui si muovono. Attraverso i loro occhi, viviamo il dramma di una generazione divisa tra il rispetto delle tradizioni e il desiderio di autodeterminazione.
Le descrizioni dei paesaggi, dall’atmosfera severa della Lombardia agli orizzonti assolati della Sicilia, sono uno specchio delle emozioni delle protagoniste. Il monastero, con le sue mura apparentemente invalicabili, diventa un luogo di riflessione e crescita, dove Martina e Saruzza trovano la chiave per risolvere il loro conflitto interiore.
Le due badesse è un romanzo che conquista per la sua profondità emotiva e per la capacità di raccontare storie personali intrecciate a un contesto storico complesso. È una lettura consigliata a chi ama i racconti che esplorano le dinamiche familiari, le contraddizioni sociali e il potere salvifico dell’amicizia e dell’amore.
Perfetto per gli appassionati di narrativa storica e di storie al femminile, questo libro offre una riflessione attuale su temi che trascendono il tempo: la lotta per la libertà personale, la forza dei legami umani e la ricerca di un equilibrio tra dovere e desiderio. Un sincero ringraziamento per la copia cartacea fornita, acquista il romanzo su Amazon.

Lucia Amicabile

DA LEGGERE

Ho letto il romanzo con interesse e piacere per il contenuto e per come è scritto. Questo quello che penso. Romanzo avvincente che ci racconta la storia drammatica ed il travaglio interiore di due ragazze vittime di mentalità e pregiudizi di un’epoca passata ma non troppo lontana dalla nostra. Le vicende descrivono con precisione: luoghi, usanze, stile di vita del periodo e del contesto sociale in cui si svolgono i fatti. Il romanzo si può, dunque, definire storico e psicologico e ci aiuta a capire un “pezzo della nostra piccola storia”. Complimenti per il lavoro a quattro mani che non fa percepire alcun salto di stile e di racconto.

Francesco Garofalo

Complimenti di cuore ad Antonio Pettinato ed Enrico Vignati. Le Due Badesse è un libro scritto a quattro mani che merita davvero di essere letto. Ogni pagina è un viaggio tra storia e immaginazione, arricchito da dettagli che evocano atmosfere d’altri tempi e da riflessioni profonde che sorprendono e appassionano il lettore. La sinergia tra gli autori, Antonio ed Enrico, rende la narrazione vivace e coinvolgente, trasformando ogni capitolo in un’esperienza unica. Un’opera che lascia il segno e invita a esplorare il significato di legami, fede e potere in un’epoca tanto lontana quanto straordinariamente attuale. Un bellissimo libro che merita di essere promosso e divulgato nelle varie sedi! Complimenti ancora agli autori!

newslibri.it (link al sito https://www.newslibri.it/le-due-badesse-di-antonio-pettinato-e-enrico-vignati/)

“Le due badesse” di Antonio Pettinato ed Enrico Vignati è un romanzo che cattura immediatamente l’attenzione con la sua affascinante fusione di storie personali e contesti storici. Ambientato tra gli anni ’30 e ’70, il libro esplora la vita di due giovani donne, Martina e Saruzza, che rappresentano due mondi italiani profondamente diversi: la Sicilia e la Lombardia. La narrazione si svolge in un arco temporale significativo, in un’Italia segnata da cambiamenti drammatici e tensioni sociali. Questa cornice storica offre al lettore una visione unica delle analogie e delle differenze tra il Nord e il Sud del Paese, attraverso il prisma delle vite delle due protagoniste. Il romanzo apre con la promessa di una trama ricca di emozione e riflessione. Le vite di Martina e Saruzza si intrecciano in un modo che non solo promette di illuminare le loro esistenze individuali, ma anche di gettare luce sulle sfide e le complessità di una nazione in trasformazione. Con un’ambientazione storica che spazia dalla Seconda Guerra Mondiale agli anni ’60, “Le due badesse” offre una prospettiva unica su come due giovani donne, costrette a vivere una vita monacale contro la loro volontà, affrontano le avversità e i conflitti interiori. Il romanzo di Pettinato e Vignati affascina per la sua abilità nel tracciare il viaggio emotivo e fisico delle due protagoniste. Martina e Saruzza, originarie di regioni italiane molto distanti, sono legate da un destino comune che le costringe a entrare in monastero. Questo elemento di forzata clausura, unito alla loro passione per due giovani uomini del loro passato, crea una trama densa di tensioni e contraddizioni. Il contrasto tra la vita claustrale e l’amore non corrisposto che entrambe le donne continuano a nutrire per i loro amati, nonostante la loro condizione monacale, è al centro della narrazione. Questo conflitto interiore offre un terreno fertile per una riflessione profonda sulla scelta e sul sacrificio, temi universali che risuonano attraverso le esperienze personali dei personaggi. La loro storia d’amore, contrastata e soppressa dalle famiglie e dalle convenzioni sociali, aggiunge un ulteriore strato di complessità al racconto, invitando il lettore a considerare come le circostanze esterne possano influenzare e modellare le scelte e i sentimenti individuali.“Le due badesse” stimola il desiderio di comprendere meglio le esperienze e le lotte delle due protagoniste. La loro amicizia e affetto, che nasce e si sviluppa durante il viaggio da Roma a Cascia, non solo rappresenta un rifugio dalla solitudine e dalla difficoltà, ma anche una testimonianza della loro capacità di trovare conforto e forza reciproca in un ambiente ostile e oppressivo. Il desiderio di esplorare come le due giovani donne, pur provenendo da contesti così diversi, possano trovare una connessione profonda e significativa, è un aspetto centrale del romanzo. La loro esperienza condivisa all’interno del monastero, e la loro continua lotta per mantenere vivo l’amore per gli uomini che hanno lasciato, invita il lettore a riflettere sul significato di amicizia, amore e sacrificio in un contesto di vincoli e restrizioni. Questo desiderio di esplorare e comprendere le dinamiche di queste relazioni, e come esse si intrecciano con le sfide esterne, rende il libro una lettura coinvolgente e profondamente emotiva.Il romanzo “Le due badesse” di Pettinato e Vignati invita il lettore a riflettere su temi di grande rilevanza sociale e personale. Attraverso la storia di Martina e Saruzza, l’autore ci sfida a considerare come le nostre vite siano influenzate da fattori esterni e come, nonostante le avversità, si possa trovare una connessione autentica e duratura con gli altri. La lettura del libro diventa un’esperienza che spinge a esaminare il proprio atteggiamento verso le convenzioni sociali, il sacrificio e l’amore. La narrazione di Pettinato e Vignati non solo intrattiene ma stimola un’azione interiore: riflettere su come le sfide e le difficoltà possano essere affrontate con resilienza e solidarietà. Le protagoniste del romanzo, pur essendo costrette a una vita che non avevano scelto, dimostrano che è possibile trovare significato e forza attraverso l’amicizia e la fede, anche nelle circostanze più difficili. Questa lezione di resilienza e speranza è un messaggio potente che il libro trasmette al lettore, invitandolo a esplorare e ad apprezzare le proprie relazioni e scelte personali. “Le due badesse” è un romanzo che si distingue per la sua capacità di intrecciare storie personali e contesti storici in modo avvincente e riflessivo. La vita di Martina e Saruzza, pur essendo caratterizzata da differenze culturali e geografiche, si unisce in un comune destino che esplora le complessità dell’amore, del sacrificio e dell’amicizia. Attraverso una narrazione ricca e dettagliata, Pettinato e Vignati offrono una visione profonda e toccante delle sfide e delle speranze delle loro protagoniste, invitando il lettore a riflettere su temi universali che risuonano attraverso il tempo e lo spazio. Con la sua trama emozionante e i suoi personaggi ben sviluppati, “Le due badesse” è una lettura che non solo intrattiene, ma anche ispira e provoca pensieri profondi.

Armando Colomba

La narrazione esplora temi di amore, fede e amicizia attraverso le vite di due giovani donne costrette alla vita monacale. Il romanzo è ambientato in un periodo che va dagli anni ’30 agli anni ’70 e segue le vite di due giovani donne provenienti da regioni italiane  diverse: la Sicilia e la Lombardia. Entrambe sono costrette alla vita monacale a causa dell’opposizione delle loro famiglie ai loro amori giovanili. Durante il loro viaggio, le protagoniste si incontrano a Roma e successivamente a Cascia, dove si sviluppa un rapporto di profonda amicizia e complicità. La loro esperienza monacale è segnata da un conflitto interiore tra l’amore per i loro uomini e la vita religiosa imposta. Questo dramma personale viene esplorato con sensibilità, mostrando come le due donne cercano una soluzione per conciliare l’amore sacro e l’amore umano. L’ambientazione storica e geografica è ben delineata, I temi principali possono considerarsi l’amore e il sacrificio; l’amicizia e la complicità; la fede e la spiritualità. La scrittura è fluida e coinvolgente. La struttura è ben organizzata, con una prima parte che introduce l’ambientazione e i personaggi e una seconda parte che approfondisce le loro vicende personali. “Le Due Badesse” è un romanzo che tocca corde profonde, combinando una narrazione storica accurata con temi universali di amore, amicizia e fede. È un libro che non solo intrattiene, ma invita anche alla riflessione sulla complessità delle scelte umane e sul potere della solidarietà femminile.

Maurizio Galizzi

Il libro di Pettinato e Vignati consente al lettore di essere coinvolto sia per quanto riguarda la descrizione dei luoghi sia dei differenziati modi di vivere a livello di usi e costumi, relazioni umane, tradizioni nel periodo da loro preso in considerazione. Anche se la vicenda narrata era, in quel periodo, abbastanza diffusa in tutta l’Italia, gli autori riescono ad inserire le problematiche esistenziali delle due protagoniste, in modo originale e, contestualmente, molto tormentato. La lettura scorre piacevolmente ed il libro si legge tutto d’un fiato. La scrittura, volutamente “semplice”, è corretta, scorrevole e fruibile da tutte le fasce di lettori. L’intreccio umano, esistenziale, etico-religioso e della profonda diversità dei luoghi d’origine delle due giovani, la Sicilia e la Lombardia, non impedisce al lettore di capire, con esattezza, la loro complessa vicenda umana. Non si può non condividere il messaggio finale che propongono gli autori circa la possibilità di poter coniugare l’”amor sacro” con l’“amore umano, esperienza, peraltro, già in atto in altre Chiese e in altri luoghi. Il libro è talmente scritto bene e armoniosamente che non sembra scritto “a quattro mani”! Molto bella e significativa la copertina.

Eugenio Maria Gallo – aprile 2024

Martina, cara amica mia – iniziò Saruzza – so che l’amore sacro è il nostro unico scopo qui, ma a volte mi chiedo se Dio ci abbia davvero chiamate a vivere completamente separate dal mondo esterno. La bellezza e l’amore che si trovano al di fuori di queste mura non possono essere sue creazioni?”. Martina e Saruzza, ovvero “le due badesse”, cioé Suor Francesca e Suor Agnese, le due protagoniste di questo lavoro, si ritrovano insieme a confidarsi i propri pensieri, le proprie pene, quasi cercando un senso alla propria storia di monache di clausura per l’intransigenza dei propri genitori e non per vocazione. E’ il momento fondamentale del romanzo e della loro storia, della loro sofferta condizione umana e della loro vita mancata. Sì, perché la loro vita in clausura è, comunque, una forma di esistenza mancata. Il romanzo di A, Pettinato e di E. Vignati, scritto a quattro mani in una forma mirabilmente e pregevolmente coinvolgente e accattivante e con spunti di riflessione di peculiare importanza e di grande attualità ancora oggi, è un lavoro bello e molto interessante, che va a toccare e a mettere a fuoco e in discussione tutto ciò che rende impossibile la vita alla donna, relegandola in una dimensione di illibertà e di esistenza, ancora per tanti aspetti e in certi contesti, regolata dalle convenzioni sociali e dal pregiudizio. Il romanzo, narrando la storia di due ragazze di luoghi diversi, l’una siciliana e l’altra lombarda, propone come motivo dominante il tema della libertà della donna nella propria vita. E ciò mi fa venire in mente un saggio di L. Binswanger, Tre forme di esistenza mancate, e ciò che il Binswanger afferma, in merito all’esistenza, nella prefazione al testo, citando il filosofo tedesco Martin Heidegger. “L’esistenza, l’Esserci – egli scrive – è infatti per Heidegger la possibiltà di essere liberi per il più autentico poter essere”. Ebbene, Martina e Saruzza, costrette a vestire l’abito monacale e a divenire Suor Francesca e Suor Agnese, hanno questa possibilità? Pare proprio di no. Saruzza ama Melino, che però è di condizione sociale inferiore. Martina ama Francesco, pure lui di condizione sociale inferiore. I pregiudizi e le convenzioni sociali (il romanzo è ambientato nell’Italia dei primi cinquant’anni del Novecento o poco più) diventano, allora, un ostacolo insuperabile alla realizzazione delle loro storie d’amore. Saruzza, la ragazza sicilana, per il suo amore ritenuta dal padre disonorata, viene indizzata proprio dal genitore ad un Paraninfo (un uomo che fra l’altro svolge anche la funzione di “sensale di matrimoni”), che dovrebbe trovarle un marito fuori dal paese. La ragazza, piuttosto che andare incontro ad un matrimonio con uno sconosciuto, decide di farsi monaca. Martina, giovane lombarda, rimane incinta, perde il bimbo ed il padre, per la fornicazione, le impone di abbracciare la via del convento di clausura. Il percorso religioso delle due ragazze le porta ad incontrarsi e a stringere un forte rapporto di amicizia e di complicità. La loro vita, però, è un’esistenza mancata in quanto in esse, per dirla ancora con Heidegger, viene meno la “possibilità dell’esistenza di darsi alle sue possibilità”. Ed è così perché le due ragazze vengono messe in una condizione di non essere libere artefici delle proprie scelte, dei propri progetti di vita e della propria esistenza. In un certo senso Lillo, nipote di Suor Agnese, quando sul finire degli anni sessanta andrà a conoscere in Convento la zia, lo avverte subito: “Lillo, comunque, rimase turbato dalla reazione di sua zia quando le mostrò la foto della sua ragazza e quando le accennò ai suoi progetti di vita”. Lillo, la foto della ragazza e quei progetti rappresentano il mondo. Quei progetti, per lei, come del resto per Martina, sono annegati. E, a questo punto, torna grato sottolineare quanto traspare, in merito, dalla descrizione che i due autori fanno dei fiumi di quei luoghi. Quei fiumi, di certo, non sono solo un aspetto della natura di quel mondo e di quei centri ma, e secondo me i due autori l’avranno forse anche pensato, metaforicamente significano il senso del contrasto intimo, che lacera le due ragazze. L’acqua dei fiumi, sì, è certo la corsa inarrestabile delle loro speranze e dei loro sogni, che scendono ad incontrare il mare in cui scompaginarsi e sparire; ma significa, altresì, libertà, libera corsa verso il mare, meta in cui i fiumi trovano il proprio approdo naturale, in pace e in armonia. E quella meta ad esse non è concessa. Sì, il colpo di scena finale sembra risolvere il loro problema ma, pensandoci bene, potrebbe anche non essere così. Esse, alla fine, riescono a vivere il loro profondo amore, insieme con i loro fidanzati d’un tempo, ma non lo realizzano per come avrebbero voluto. In fondo, i loro incontri sono segreti, nella celatezza della notte, ed esse restano ugualmente in convento, non lasciano la clausura. “Dopo un certo tempo in cui la passione li spinse a riassaporare le gioie dell’amore fisico e spirituale, si continuò con lo scambio di qualche bacio ma, alla fine, prese il sopravvento un amore profondo spirituale. La loro voglia di amarsi, di essere finalmente felici e insieme andava ben oltre l’attrazione fisica”. E’ il loro tentativo di conciliare “amore sacro e amore umano”. Chissà se, però, per le due monache, la gioia non sia anche accompagnata da qualche senso di colpa! E qui il lettore attento si fa co- autore dei due scrittori ed entra, chissà se A. Pettinato ed E. Vignati l’avranno pensato, nelle pagine del romanzo come co- protagonista delle due badesse, per via delle proprie osservazioni, riflessioni e considerazioni, di cui vorrebbe mettere a conoscenza le protagoniste e, magari, dialogare e riflettere, con esse, sul loro procedere fra “sacro e umano”. La loro vita, però, nonostante tutto, a mio giudizio resta, comunque, una vita sospesa, il cui senso, secondo me, paradigmaticamente, è espresso già nelle immagiuni della prima di copertina. In essa, il libro che le due badesse hanno in mano rappresenta il mondo, il mondo in cui esse pensano di poter rientrare; resta sempre, tuttavia, la regola di quella clausura, di cui esse non riescono a liberarsi. La loro vita è al centro, fra le due misure, ed ha dell’una e dell’altra, è sospesa e, in quanto tale, è “mancata”. E’ un bel romanzo il testo di A. Pettinato e di E. Vignati, un romanzo che, a dire il vero, salvo poche sfumature, non sembra scritto a quattro mani, tanta è in fondo la sintonia fra i due autori. Sì, Antonio Pettinato ed Enrico Vignati hanno scritto davvero una bella storia, una storia che, nel proprio svolgersi, incontra altre storie (le vicende del Paraninfo, di Cesarina, di Lillo, di Madre Francesca Cabrini), che si legano alla storia principale e trovano la propria unità nelle due protagoniste, Suor Francesca e Suor Agnese. Ed è un romanzo scritto al femminile, il loro romanzo, perché del mondo femminile i due scrittori sanno cogliere ed esprimere, attraverso le figure delle due protagoniste, la sensibilità e la psicologia. Un bel lavoro, sì, un lavoro di scavo che sa restituirci i personaggi nella misura concreta della loro personalità, tanto che essi non appaiono, nello svolgimento delle azioni e delle vicende, come figure nate da una penna creativa, anzi da due penne creative, bensì come persone reali. E’ un romanzo di denuncia, questo delle due badesse, un romanzo che denuncia la subalternità della condizione femminile, narrata attraverso le protagoniste, vittime sì delle convenzioni e dei pregiudizi rappresentati dai loro genitori, ma anche della debolezza e dell’acquiescenza alle condizioni dei tempi (prima metà del secolo breve) che impediscono loro di ribellarsi. Ma è, altresì, un romanzo di formazione. La storia delle due protagoniste, in fondo, sottende e suggerisce alla donna, e non solo alla donna, un impegno ad uscire da una vita “sospesa”, un impegno a realizzare concretamente la misura della libertà, ad assumere in sé l’esistenza nelle proprie possibilità aperte e, coerentemente con la propria intima misura di progettualità, a viverla e a non “mancarla”.